Coinvolgere i NEET proponendo loro un percorso personalizzato con l’obiettivo di costruire insieme un progetto lavorativo o formativo, volto a valorizzare e scoprire talenti, competenze e desideri.
Questo è il cuore del progetto Lavoro di Squadra, raccontato dalle voci dei suoi protagonisti nei giorni scorsi a Milano, nel corso del convegno NEET: what do you mean?
In Italia due milioni di ragazzi e ragazze tra 15 e 29 anni non lavorano e non studiano, ben 1 su 5. A Milano il progetto Lavoro di Squadra punta a riattivare i NEET secondo un modello di intervento radicato nel territorio. Dal 2018 ActionAid, attraverso Lavoro di Squadra, ha concentrato le attività nei quartieri della città con i livelli di NEET più alti lavorando nel Municipio 9, in particolar modo nei quartieri Comasina, Affori e Bruzzano. In totale, considerando tutti i cicli di progetto, sono stati intercettati 327 giovani mentre la percentuale di ragazzi e ragazze che hanno portato a termine il progetto è stata di circa il 74% (102 fra quanti hanno realmente iniziato il percorso).
L’iniziativa, quest’anno tutta al femminile, ha coinvolto 18 ragazze e giovani donne tra i 16 e i 25 anni, che rientrano nella condizione di NEET, in un percorso finalizzato alla loro attivazione supportandole nella definizione di un percorso personale con un modello di lavoro che si è articolato attraverso diverse strategie di intervento che vanno da laboratori partecipativi, ad attività creative, come il corso di fotografia.
Alla quarta edizione del progetto Lavoro di Squadra, ha partecipato anche AFOL Metropolitana, mettendo a disposizione delle ragazze tutti gli strumenti necessari per riprendere il controllo delle proprie aspirazioni e della propria crescita, percorsi di empowerment, attività di coaching e laboratori di personal branding, metodi e soluzioni concrete che sanno mettere al centro la persona, i suoi obiettivi e le sue competenze, mettono a fuoco talenti e attitudini, ricostruiscono la motivazione e forniscono strategie per rimettersi in gioco, definendo un progetto formativo o professionale.
“Ho imparato soprattutto che io non sono l’unica ad avere problemi ma ognuno ha i propri. Prima ne facevo sempre una tragedia, quando in realtà adesso mi rendo conto che ho le mie difficoltà ma le posso affrontare con un po’ di pazienza, cosa che non è il mio forte però quello che posso fare lo faccio”. (M., 27 anni, ragazza)
“Prima del progetto non ero così. Direi che ero un po’ dentro un buio, mi mancavano delle cose. Ad esempio, non potevo parlare davanti alle persone, mi vergognavo. Poi è arrivato questo progetto, ho partecipato e mi ha cambiato, mi ha aiutato a guardare avanti e mi ha aperto tanto gli occhi; mi ha fatto capire che nei miei obiettivi devo buttarmi, non devo pensare che non arriverò mai. Devo impegnarmi, buttarmi e fare la cosa giusta” (M., 21 anni, ragazzo)
“È esattamente quello di cui avevo bisogno. Un percorso che mi dia delle basi su cui ricostruirmi dopo il percorso universitario fallito. E quindi quando è iniziato Lavoro di squadra, io ero entusiasta di iniziare una nuova fase della mia vita, ed è un percorso per cui avevo molte aspettative prima che iniziasse, e che posso dire sinceramente che le mie aspettative non sono state per niente deluse. Perché il mio obiettivo era quello di ri-orientarmi, ri-stabilizzarsi, potenziarmi.” (A., 22 anni, ragazza)
Questo quello che hanno raccontato i ragazzi e le ragazze durante il momento di confronto conclusivo del progetto.
Il modello implementato in Lavoro di Squadra prevede un percorso di circa sei mesi e si articola in fasi ben precise: l’intercettazione e l’aggancio per raggiungere quanti più giovani possibili, dando priorità a quelli più “invisibili”; la presa in carico e la definizione di un percorso personalizzato; l’allenamento motivazionale che permette di sperimentarsi anche nel lavoro in gruppo; le attività ludico-ricreative, cuore pulsante del progetto. Il modello tradizionale di Lavoro di Squadra proponeva allenamenti sportivi in gruppo (thai boxe e rugby), durante la pandemia sono stati sostituiti da un laboratorio di fotografia che ha permesso ai partecipanti di sperimentare nuove tecniche espressive e di racconto. A queste attività è sempre stato affiancato un percorso di orientamento professionale e/o formativo oltre che attività di mentoring, che dal 2018 hanno visto coinvolti a titolo volontario oltre 100 dipendenti di Zurich. La fase finale prevede la definizione di un progetto lavorativo o formativo individuale e l’avvio della ricerca di opportunità, tra cui colloqui di lavoro, inserimenti in percorsi di studio o in corsi di formazione, tirocini formativi o contratti di apprendistato, coinvolgimento in attività di volontariato, esperienza di servizio civile o in altre progettualità attive nelle città di Milano.
L’incidenza maggiore del fenomeno tra le ragazze, e la parallela difficoltà ad intercettarle e coinvolgerle – su 327 giovani intercettati dal 2018 solo il 36,7% sono state ragazze – sono tra i motivi che hanno spinto ActionAid a dedicare l’ultimo ciclo di progetto interamente alle giovani donne, inclusa chi si identifica come tale o si identifica come non-binaria.
I dati dei NEET in Italia e Lombardia
Secondo i dati Eurostat, dall’inizio della pandemia sono aumentate le giovani e i giovani che non studiano e non lavorano in tutta Europa. L’Italia si conferma essere uno dei primi Paesi europei per numero di Neet presenti sul territorio (25,1%), con un valore percentuale di circa 10 punti superiore alla media degli altri Paesi europei (15%). I NEET in Italia nella fascia d’età 15-34 anni sono complessivamente più di 3 milioni, con una prevalenza femminile pari a 1,7 milioni. Il Covid-19 e le restrizioni imposte, hanno avuto un impatto significativo sulle giovani confermando un trend che, attualmente, vede la percentuale delle giovani assestarsi intorno al 25%, contro il 21,2% dei ragazzi. Inoltre, nel primo trimestre 2021 si osserva una seconda fase di incremento dell’incidenza del fenomeno, più in Italia che nel resto dell‘Unione Europea (rispettivamente +0,6 punti e +0,1 punti rispetto al trimestre precedente) e, nel nostro Paese, più forte, ancora una volta, tra le femmine che tra i maschi (+1,0 punti rispetto a +0,2 punti)[2]. Guardando al dato regionale, secondo gli ultimi dati ISTAT, aggiornati ad aprile 2020, la quota di NEET in Lombardia è pari al 17,4% (circa 230.000 giovani). La percentuale è decisamente minore rispetto ad altre parti d’Italia (la Sicilia, ad esempio, ha un tasso pari al 37,5%), ma rimane comunque più alta della media europea con al suo interno disuguaglianze sostanziali fra i diversi quartieri.
Lavoro di Squadra si svolge a Milano ed è promosso da ActionAid in collaborazione con Zurich e Z Zurich Foundation e in rete con Afol Metropolitana, Istituto Italiano di Fotografia e LaFabbrica.
immagini di Martina Cesarini | Cesa